domenica 16 ottobre 2011

Il poema di Parmenide

Sulla natura, poema filosofico di Parmenide Del poema di Parmenide Sulla natura possediamo circa 150 versi, che costituiscono uno dei testi piú importanti della storia della filosofia, e anche uno dei piú difficili da interpretare. I versi che ci sono pervenuti sono il frutto di una molteplicità di frammenti, uniti da un paziente e delicato lavoro di ricomposizione. Essi ci offrono un'idea abbastanza precisa della parte iniziale e centrale dell'opera. Si tratta di un "viaggio" verso la sapienza compiuto dal filosofo, il prescelto dagli dèi. Secondo l'interpretazione tradizionale, che sembra coincidere con l'interpretazione data dagli stessi discepoli di Parmenide, nel poema sono indicate due vie, fra loro opposte: quella della Verità e quella dell'opinione. Secondo le ultime interpretazioni invece si tratterebbe di tre vie, come riferisce G. Reale: "La prima via è quella della Verità, la seconda è quella dell'opinione errata dei mortali, la terza sarebbe [...] la via che cerca di riguadagnare i fenomeni nell'ottica dell'Essere", cioè che cerca di restituire al divenire una forma di realtà (Parmenide, Poema sulla natura, a cura di G. Reale e L. Ruggiu, Rusconi, Milano, 1991, pag. 11). Frr. 28 B 1-19 DK (fonti diverse) (fi pagg. 28-32)

Proemio del Poema
Fr. 1 (Sesto Empirico, Contro i matematici, VII, 111 e segg.) 1 Le cavalle che mi portano fin dove il mio desiderio vuol giungere, 2 mi accompagnarono, dopo che mi ebbero condotto e mi ebbero posto sulla via che dice molte cose, 3 che appartiene alla divinità e che porta per tutti i luoghi l'uomo che sa. 4 Là fui portato. Infatti, là mi portarono accorte cavalle tirando il mio carro, e fanciulle indicavano la via. 5 L'asse dei mozzi mandava un sibilo acuto, 6 infiammandosi – in quanto era premuto da due rotanti 7 cerchi da una parte e dall'altra –, quando affrettavano il corso nell'accompagnarmi, 8 le fanciulle Figlie del Sole, dopo aver lasciato le case della Notte, 9 verso la luce, togliendosi con le mani i veli dal capo. 10 Là è la porta dei sentieri della Notte e del Giorno, 11 con ai due estremi un architrave e una soglia di pietra; 12 e la porta, eretta nell'etere, è rinchiusa da grandi battenti. 13 Di questi, Giustizia, che molto punisce, tiene le chiavi che aprono e chiudono. 14 Le fanciulle, allora, rivolgendole soavi parole, 15 con accortezza la persuasero, affinché, per loro, la sbarra del chiavistello 16 senza indugiare togliesse dalla porta. E questa, subito aprendosi, 17 produsse una vasta apertura dei battenti, facendo ruotare 18 nei cardini, in senso inverso, i bronzei assi 19 fissati con chiodi e con borchie. Di là, subito, attraverso la porta, 20 diritto per la strada maestra le fanciulle guidarono carro e cavalle. 21 E la Dea di buon animo mi accolse, e con la sua mano la mia mano destra 22 prese, e incominciò a parlare cosí e mi disse: 23 "O giovane, tu che, compagno di immortali guidatrici, 24 con le cavalle che ti portano giungi alla nostra dimora, 25 rallegrati, poiché non un'infausta sorte ti ha condotto a percorrere 26 questo cammino – infatti esso è fuori dalla via battuta dagli uomini –, 27 ma legge divina e giustizia. Bisogna che tu tutto apprenda: 28 e il solido cuore della Verità ben rotonda 29 e le opinioni dei mortali, nelle quali non c'è una vera certezza. 30 Eppure anche questo imparerai: come le cose che appaiono 31 bisognava che veramente fossero, essendo tutte in ogni senso".






Prima parte. L'Essere e la Verità, la Doxa e l'errore


Fr. 2 (Proclo, Commento al Timeo, I, 345, 18-27) 1 Orbene, io ti dirò – e tu ascolta e ricevi la mia parola – 2 quali sono le vie di ricerca che sole si possono pensare: 3 l'una che "è" e che non è possibile che non sia 4 – è il sentiero della Persuasione, perché tien dietro alla Verità – 5 l'altra che "non è" e che è necessario che non sia. 6 E io ti dico che questo è un sentiero su cui nulla si apprende. 7 Infatti, non potresti conoscere ciò che non è, perché non è cosa fattibile, 8 né potresti esprimerlo.

Fr. 3 (Clemente Alessandrino, Stromata, II, 440, 12) <...> Infatti lo stesso è pensare ed essere.





Fr. 4 (Clemente Alessandrino, Stromata, V, 15) 1 Considera come cose che pur sono assenti, alla mente siano saldamente presenti; 2 infatti non potrai recidere l'essere dal suo essere congiunto con l'essere, 3 né come disperso dappertutto in ogni senso nel cosmo, 4 né come raccolto insieme. Fr. 5 (Proclo, Commento al Parmenide, 708, 16-17) 1 Indifferente è per me 2 il punto da cui devo prendere le mosse; là, infatti, nuovamente dovrò fare ritorno.

Fr. 6 (Simplicio, Commento alla Fisica, 117, 4-13; 86, 27-28) 1 È necessario il dire e il pensare che l'essere sia: infatti l'essere è, 2 il nulla non è: queste cose ti esorto a considerare. 3 E dunque da questa prima via di ricerca ti tengo lontano, 4 ma, poi, anche da quella su cui i mortali che nulla sanno 5 vanno errando, uomini a due teste: infatti, è l'incertezza 6 che nei loro petti guida una dissennata mente. Costoro sono trascinati, 7 sordi e ciechi ad un tempo, sbalorditi, razza di uomini senza giudizio, 8 dai quali essere e non-essere sono considerati la medesima cosa 9 e non la medesima cosa, e perciò di tutte le cose c'è un cammino che è reversibile.



Fr. 7 (Platone, Sofista, 237 a, 258 d; Sesto Empirico, Contro i matematici, VII 111 e 114) 1 Infatti, questo non potrà mai imporsi: che siano le cose che non sono! 2 Ma tu da questa via di ricerca allontana il pensiero, 3 né l'abitudine, nata da numerose esperienze, su questa via ti forzi 4 a muovere l'occhio che non vede, l'orecchio che rimbomba 5 e la lingua, ma con la ragione giudica la prova molto discussa 6 che da me ti è stata fornita.








Fr. 8 (Simplicio, Commento alla Fisica, e altre fonti) 1 Resta solo un discorso della via: 2 che "è". Su questa via ci sono segni indicatori 3 assai numerosi: l'essere è ingenerato e imperituro, 4 infatti è un intero nel suo insieme, immobile e senza fine. 5 Né una volta era, né sarà, perché è ora insieme tutto quanto, 6 uno, continuo. Quale origine, infatti, cercherai di esso? 7 Come e da dove sarebbe cresciuto? Dal non-essere non ti concedo 8 né di dirlo né di pensarlo, perché non è possibile né dire né pensare 9 che non è. Quale necessità lo avrebbe mai costretto 10 a nascere, dopo o prima, se derivasse dal nulla? 11 Perciò è necessario che sia per intero, o che non sia per nulla. 12 E neppure dall'essere concederà la forza di una certezza 13 che nasca qualcosa che sia accanto ad esso. Per questa ragione né il nascere 14 né il perire concesse a lui la Giustizia, sciogliendolo dalle catene, 15 ma saldamente lo tiene. La decisione intorno a tali cose sta in questo: 16 "è" o "non è". Si è quindi deciso, come è necessario, 17 che una via si deve lasciare, in quanto è impensabile e inesprimibile, perché non del vero 18 è la via, e invece che l'altra è, ed è vera. 19 E come l'essere potrebbe esistere nel futuro? E come potrebbe essere nato? 20 Infatti, se nacque, non è; e neppure esso è, se mai dovrà essere in futuro. 21 Cosí la nascita si spegne e la morte rimane ignorata. 22 E neppure è divisibile, perché tutto intero è uguale; 23 né c'è da qualche parte un di piú che possa impedirgli di essere unito, 24 né c'è un di meno, ma tutto intero è pieno di essere. 25 Perciò è tutto intero continuo: l'essere, infatti, si stringe con l'essere. 26 Ma immobile, nei limiti di grandi legami 27 è senza un principio e senza una fine, poiché nascita e morte 28 sono state cacciate lontane e le respinse una vera certezza. 29 E rimanendo identico e nell'identico, in sé medesimo giace, 30 e in questo modo rimane là saldo. Infatti, Necessità inflessibile 31 lo tiene nei legami del limite, che lo rinserra tutt'intorno, 32 poiché è stabilito che l'essere non sia senza compimento: 33 infatti non manca di nulla; se, invece, lo fosse, mancherebbe di tutto. 34 Lo stesso è il pensare e ciò a causa del quale è il pensiero, 35 perché senza l'essere nel quale è espresso, 36 non troverai il pensare. Infatti, nient'altro o è o sarà 37 all'infuori dell'essere, poiché la Sorte lo ha vincolato 38 ad essere un intero e immobile. Per esso saranno nomi tutte 39 quelle cose che hanno stabilito i mortali, convinti che fossero vere: 40 nascere e perire, essere e non-essere, 41 cambiare luogo e mutare luminoso colore. 42 Inoltre, poiché c'è un limite estremo, esso è compiuto 43 da ogni parte, simile a massa di ben rotonda sfera, 44 a partire dal centro uguale in ogni parte: infatti, né in qualche modo piú grande 45 né in qualche modo piú piccolo è necessario che sia, da una parte o da un'altra. 46 Né, infatti, c'è un non-essere che gli possa impedire di giungere 47 all'uguale, né è possibile che l'essere sia dell'essere 48 piú da una parte e meno dall'altra, perché è un tutto inviolabile. 49 Infatti, uguale da ogni parte, in modo uguale sta nei suoi confini.

Seconda parte. La natura alla luce della doxa e della verità

Fr. 8 (Simplicio, Commento alla Fisica, e altre fonti) 50 Qui pongo termine al discorso che si accompagna a certezza e al pensiero 51 intorno alla Verità; da questo punto le opinioni mortali 52 devi apprendere, ascoltando l'ordine seducente delle mie parole. 53 Infatti, essi stabilirono di dar nome a due forme 54 l'unità delle quali per loro non è necessaria: in questo essi si sono ingannati. 55 Le giudicarono opposte nelle loro strutture, e stabilirono i segni che le distinguono, 56 separatamente gli uni dagli altri: da un lato, posero l'etereo fuoco della fiamma, 57 che è benigno, molto leggero, a sé medesimo da ogni parte identico, 58 e rispetto all'altro, invece, non identico; dall'altro lato, posero anche l'altro per se stesso, 59 come opposto, notte oscura, di struttura densa e pesante. 60 Questo ordinamento del mondo, veritiero in tutto, compiutamente ti espongo, 61 cosí che nessuna convinzione dei mortali potrà fuorviarti. Fr. 9 (Simplicio, Commento alla Fisica, 180, 9-12) 1 E poiché tutte le cose sono state denominate luce e notte, 2 e le cose che corrispondono alla loro forza sono attribuite a queste cose o a quelle, 3 tutto è pieno ugualmente di luce e di notte oscura, 4 uguali ambedue, perché con nessuna delle due c'è il nulla.


Fr. 12 (Simplicio, Commento alla Fisica, 39, 14-16 e 31, 13-17) 1 Le corone piú strette furono riempite di fuoco non mescolato, 2 quelle che seguono ad esse furono riempite di notte, ma in esse si immette una parte di fuoco; 3 nel mezzo di queste sta una Divinità che tutto governa: 4 dovunque, infatti, essa presiede al doloroso parto e alla congiunzione, 5 spingendo la femmina ad unirsi col maschio, e, all'inverso, di nuovo, 6 il maschio con la femmina.

Fr. 19 (Simplicio, Commento al De Caelo, 558, 9-11) 1 In questo modo secondo l'apparire queste cose sono nate e ora sono 2 e in seguito cresceranno e poi finiranno; 3 ad esse gli uomini hanno posto un nome, per ciascuna come un segno distintivo.
(Parmenide, Poema sulla natura, a cura di G. Reale e L. Ruggiu, Rusconi, Milano, 1991, pagg. 85-119)

6 commenti:

  1. Frammento 1: 30 e 31
    Con queste frasi Parmenide afferma che l'apparire dei fenomeni appartiene all'essere,è una sua parte integrante. Questo apparire,poi, è una realtà vera, non una falsa apparenza (non è un miraggio!)

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  2. Frammento 1: 28
    In queste poche parole abbiamo il simbolo del cuore che non trema, un cuore certo e sicuro che non cade nel dubbio o nella confusione. L'organo del pensiero non è considerato il cervello, ma proprio il cuore.
    La verità di Parmenide è l' Aletheia, che letteralmente significa "togliere il velo, portare alla luce, mostrarsi".

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  3. Frammento 1: 29
    I mortali non danno alcuna garanzia di essere credibili perchè cadono nella trappola della "doxa", dell'opinione, qualcosa di insicuro e non ben stabilito, al contrario dell' Aletheia, la pura verità così come si presenta.

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  4. Frammento 2: 3
    In questa frase il soggetto implicito è l'essere. La premessa logica che fa Parmenide e dalla quale poi partono tutta una serie di deduzioni è proprio questa: l'essere è e non è possibile che nn sia. E' il cosidetto principio di non contraddizione.

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  5. Frammento 3
    Parmenide sottolinea il legame profondo tra l’Essere e il pensiero, che costituirà poi il fondamento dell’intera riflessione parmenidea.
    Solo ciò che è, cioè che non è non essere, può essere pensato, e viceversa solo ciò che può essere pensato (e detto), è. Infatti è inconcepibile la possibilità di pensare o dire il non essere, cioè il nulla.

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  6. Frammento 4:1,2
    In questo frammento Parmenide menziona gli elementi presenti nella mente ma che nella realtà sono assenti. Si riferisce cioè alle cose che momentaneamente non ci sono ma che sono esistite o devono ancora venire: esse non possono essere considerate nulla, ma appartenenti all'essere. Ecco perchè i due tipi di esistenza non possono essere divisi l'uno dall'altro: perchè sono la stessa cosa, ovvero appartengono entrambi all'essere.

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