Fr. 1 (Sesto Empirico, Contro i matematici, VII, 111 e segg.) 1 Le cavalle che mi portano fin dove il mio desiderio vuol giungere, 2 mi accompagnarono, dopo che mi ebbero condotto e mi ebbero posto sulla via che dice molte cose, 3 che appartiene alla divinità e che porta per tutti i luoghi l'uomo che sa. 4 Là fui portato. Infatti, là mi portarono accorte cavalle tirando il mio carro, e fanciulle indicavano la via. 5 L'asse dei mozzi mandava un sibilo acuto, 6 infiammandosi – in quanto era premuto da due rotanti 7 cerchi da una parte e dall'altra –, quando affrettavano il corso nell'accompagnarmi, 8 le fanciulle Figlie del Sole, dopo aver lasciato le case della Notte, 9 verso la luce, togliendosi con le mani i veli dal capo. 10 Là è la porta dei sentieri della Notte e del Giorno, 11 con ai due estremi un architrave e una soglia di pietra; 12 e la porta, eretta nell'etere, è rinchiusa da grandi battenti. 13 Di questi, Giustizia, che molto punisce, tiene le chiavi che aprono e chiudono. 14 Le fanciulle, allora, rivolgendole soavi parole, 15 con accortezza la persuasero, affinché, per loro, la sbarra del chiavistello 16 senza indugiare togliesse dalla porta. E questa, subito aprendosi, 17 produsse una vasta apertura dei battenti, facendo ruotare 18 nei cardini, in senso inverso, i bronzei assi 19 fissati con chiodi e con borchie. Di là, subito, attraverso la porta, 20 diritto per la strada maestra le fanciulle guidarono carro e cavalle. 21 E la Dea di buon animo mi accolse, e con la sua mano la mia mano destra 22 prese, e incominciò a parlare cosí e mi disse: 23 "O giovane, tu che, compagno di immortali guidatrici, 24 con le cavalle che ti portano giungi alla nostra dimora, 25 rallegrati, poiché non un'infausta sorte ti ha condotto a percorrere 26 questo cammino – infatti esso è fuori dalla via battuta dagli uomini –, 27 ma legge divina e giustizia. Bisogna che tu tutto apprenda: 28 e il solido cuore della Verità ben rotonda 29 e le opinioni dei mortali, nelle quali non c'è una vera certezza. 30 Eppure anche questo imparerai: come le cose che appaiono 31 bisognava che veramente fossero, essendo tutte in ogni senso".
Prima parte. L'Essere e la Verità, la Doxa e l'errore
Fr. 2 (Proclo, Commento al Timeo, I, 345, 18-27) 1 Orbene, io ti dirò – e tu ascolta e ricevi la mia parola – 2 quali sono le vie di ricerca che sole si possono pensare: 3 l'una che "è" e che non è possibile che non sia 4 – è il sentiero della Persuasione, perché tien dietro alla Verità – 5 l'altra che "non è" e che è necessario che non sia. 6 E io ti dico che questo è un sentiero su cui nulla si apprende. 7 Infatti, non potresti conoscere ciò che non è, perché non è cosa fattibile, 8 né potresti esprimerlo.
Fr. 3 (Clemente Alessandrino, Stromata, II, 440, 12) <...> Infatti lo stesso è pensare ed essere.
Fr. 4 (Clemente Alessandrino, Stromata, V, 15) 1 Considera come cose che pur sono assenti, alla mente siano saldamente presenti; 2 infatti non potrai recidere l'essere dal suo essere congiunto con l'essere, 3 né come disperso dappertutto in ogni senso nel cosmo, 4 né come raccolto insieme. Fr. 5 (Proclo, Commento al Parmenide, 708, 16-17) 1 Indifferente è per me 2 il punto da cui devo prendere le mosse; là, infatti, nuovamente dovrò fare ritorno.
Fr. 6 (Simplicio, Commento alla Fisica, 117, 4-13; 86, 27-28) 1 È necessario il dire e il pensare che l'essere sia: infatti l'essere è, 2 il nulla non è: queste cose ti esorto a considerare. 3 E dunque da questa prima via di ricerca ti tengo lontano, 4 ma, poi, anche da quella su cui i mortali che nulla sanno 5 vanno errando, uomini a due teste: infatti, è l'incertezza 6 che nei loro petti guida una dissennata mente. Costoro sono trascinati, 7 sordi e ciechi ad un tempo, sbalorditi, razza di uomini senza giudizio, 8 dai quali essere e non-essere sono considerati la medesima cosa 9 e non la medesima cosa, e perciò di tutte le cose c'è un cammino che è reversibile.
Fr. 7 (Platone, Sofista, 237 a, 258 d; Sesto Empirico, Contro i matematici, VII 111 e 114) 1 Infatti, questo non potrà mai imporsi: che siano le cose che non sono! 2 Ma tu da questa via di ricerca allontana il pensiero, 3 né l'abitudine, nata da numerose esperienze, su questa via ti forzi 4 a muovere l'occhio che non vede, l'orecchio che rimbomba 5 e la lingua, ma con la ragione giudica la prova molto discussa 6 che da me ti è stata fornita.
Fr. 8 (Simplicio, Commento alla Fisica, e altre fonti) 1 Resta solo un discorso della via: 2 che "è". Su questa via ci sono segni indicatori 3 assai numerosi: l'essere è ingenerato e imperituro, 4 infatti è un intero nel suo insieme, immobile e senza fine. 5 Né una volta era, né sarà, perché è ora insieme tutto quanto, 6 uno, continuo. Quale origine, infatti, cercherai di esso? 7 Come e da dove sarebbe cresciuto? Dal non-essere non ti concedo 8 né di dirlo né di pensarlo, perché non è possibile né dire né pensare 9 che non è. Quale necessità lo avrebbe mai costretto 10 a nascere, dopo o prima, se derivasse dal nulla? 11 Perciò è necessario che sia per intero, o che non sia per nulla. 12 E neppure dall'essere concederà la forza di una certezza 13 che nasca qualcosa che sia accanto ad esso. Per questa ragione né il nascere 14 né il perire concesse a lui la Giustizia, sciogliendolo dalle catene, 15 ma saldamente lo tiene. La decisione intorno a tali cose sta in questo: 16 "è" o "non è". Si è quindi deciso, come è necessario, 17 che una via si deve lasciare, in quanto è impensabile e inesprimibile, perché non del vero 18 è la via, e invece che l'altra è, ed è vera. 19 E come l'essere potrebbe esistere nel futuro? E come potrebbe essere nato? 20 Infatti, se nacque, non è; e neppure esso è, se mai dovrà essere in futuro. 21 Cosí la nascita si spegne e la morte rimane ignorata. 22 E neppure è divisibile, perché tutto intero è uguale; 23 né c'è da qualche parte un di piú che possa impedirgli di essere unito, 24 né c'è un di meno, ma tutto intero è pieno di essere. 25 Perciò è tutto intero continuo: l'essere, infatti, si stringe con l'essere. 26 Ma immobile, nei limiti di grandi legami 27 è senza un principio e senza una fine, poiché nascita e morte 28 sono state cacciate lontane e le respinse una vera certezza. 29 E rimanendo identico e nell'identico, in sé medesimo giace, 30 e in questo modo rimane là saldo. Infatti, Necessità inflessibile 31 lo tiene nei legami del limite, che lo rinserra tutt'intorno, 32 poiché è stabilito che l'essere non sia senza compimento: 33 infatti non manca di nulla; se, invece, lo fosse, mancherebbe di tutto. 34 Lo stesso è il pensare e ciò a causa del quale è il pensiero, 35 perché senza l'essere nel quale è espresso, 36 non troverai il pensare. Infatti, nient'altro o è o sarà 37 all'infuori dell'essere, poiché la Sorte lo ha vincolato 38 ad essere un intero e immobile. Per esso saranno nomi tutte 39 quelle cose che hanno stabilito i mortali, convinti che fossero vere: 40 nascere e perire, essere e non-essere, 41 cambiare luogo e mutare luminoso colore. 42 Inoltre, poiché c'è un limite estremo, esso è compiuto 43 da ogni parte, simile a massa di ben rotonda sfera, 44 a partire dal centro uguale in ogni parte: infatti, né in qualche modo piú grande 45 né in qualche modo piú piccolo è necessario che sia, da una parte o da un'altra. 46 Né, infatti, c'è un non-essere che gli possa impedire di giungere 47 all'uguale, né è possibile che l'essere sia dell'essere 48 piú da una parte e meno dall'altra, perché è un tutto inviolabile. 49 Infatti, uguale da ogni parte, in modo uguale sta nei suoi confini.
Seconda parte. La natura alla luce della doxa e della verità
Fr. 8 (Simplicio, Commento alla Fisica, e altre fonti) 50 Qui pongo termine al discorso che si accompagna a certezza e al pensiero 51 intorno alla Verità; da questo punto le opinioni mortali 52 devi apprendere, ascoltando l'ordine seducente delle mie parole. 53 Infatti, essi stabilirono di dar nome a due forme 54 l'unità delle quali per loro non è necessaria: in questo essi si sono ingannati. 55 Le giudicarono opposte nelle loro strutture, e stabilirono i segni che le distinguono, 56 separatamente gli uni dagli altri: da un lato, posero l'etereo fuoco della fiamma, 57 che è benigno, molto leggero, a sé medesimo da ogni parte identico, 58 e rispetto all'altro, invece, non identico; dall'altro lato, posero anche l'altro per se stesso, 59 come opposto, notte oscura, di struttura densa e pesante. 60 Questo ordinamento del mondo, veritiero in tutto, compiutamente ti espongo, 61 cosí che nessuna convinzione dei mortali potrà fuorviarti. Fr. 9 (Simplicio, Commento alla Fisica, 180, 9-12) 1 E poiché tutte le cose sono state denominate luce e notte, 2 e le cose che corrispondono alla loro forza sono attribuite a queste cose o a quelle, 3 tutto è pieno ugualmente di luce e di notte oscura, 4 uguali ambedue, perché con nessuna delle due c'è il nulla.
Fr. 12 (Simplicio, Commento alla Fisica, 39, 14-16 e 31, 13-17) 1 Le corone piú strette furono riempite di fuoco non mescolato, 2 quelle che seguono ad esse furono riempite di notte, ma in esse si immette una parte di fuoco; 3 nel mezzo di queste sta una Divinità che tutto governa: 4 dovunque, infatti, essa presiede al doloroso parto e alla congiunzione, 5 spingendo la femmina ad unirsi col maschio, e, all'inverso, di nuovo, 6 il maschio con la femmina.
Fr. 19 (Simplicio, Commento al De Caelo, 558, 9-11) 1 In questo modo secondo l'apparire queste cose sono nate e ora sono 2 e in seguito cresceranno e poi finiranno; 3 ad esse gli uomini hanno posto un nome, per ciascuna come un segno distintivo.
(Parmenide, Poema sulla natura, a cura di G. Reale e L. Ruggiu, Rusconi, Milano, 1991, pagg. 85-119)
Frammento 1: 30 e 31
RispondiEliminaCon queste frasi Parmenide afferma che l'apparire dei fenomeni appartiene all'essere,è una sua parte integrante. Questo apparire,poi, è una realtà vera, non una falsa apparenza (non è un miraggio!)
Frammento 1: 28
RispondiEliminaIn queste poche parole abbiamo il simbolo del cuore che non trema, un cuore certo e sicuro che non cade nel dubbio o nella confusione. L'organo del pensiero non è considerato il cervello, ma proprio il cuore.
La verità di Parmenide è l' Aletheia, che letteralmente significa "togliere il velo, portare alla luce, mostrarsi".
Frammento 1: 29
RispondiEliminaI mortali non danno alcuna garanzia di essere credibili perchè cadono nella trappola della "doxa", dell'opinione, qualcosa di insicuro e non ben stabilito, al contrario dell' Aletheia, la pura verità così come si presenta.
Frammento 2: 3
RispondiEliminaIn questa frase il soggetto implicito è l'essere. La premessa logica che fa Parmenide e dalla quale poi partono tutta una serie di deduzioni è proprio questa: l'essere è e non è possibile che nn sia. E' il cosidetto principio di non contraddizione.
Frammento 3
RispondiEliminaParmenide sottolinea il legame profondo tra l’Essere e il pensiero, che costituirà poi il fondamento dell’intera riflessione parmenidea.
Solo ciò che è, cioè che non è non essere, può essere pensato, e viceversa solo ciò che può essere pensato (e detto), è. Infatti è inconcepibile la possibilità di pensare o dire il non essere, cioè il nulla.
Frammento 4:1,2
RispondiEliminaIn questo frammento Parmenide menziona gli elementi presenti nella mente ma che nella realtà sono assenti. Si riferisce cioè alle cose che momentaneamente non ci sono ma che sono esistite o devono ancora venire: esse non possono essere considerate nulla, ma appartenenti all'essere. Ecco perchè i due tipi di esistenza non possono essere divisi l'uno dall'altro: perchè sono la stessa cosa, ovvero appartengono entrambi all'essere.